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NEWS La Thailandia annuncia la rinuncia a cibarsi di carne di cane



Il solo pensiero di cibarsi di carne di cane, fa ribrezzo alla quasi totalità della popolazione occidentale, ma in Thailandia come in molti Paesi orientali, mangiare i cani è normale. Ma qualcosa sta cambiando anche lì.

“No alla carne canina destinata al consumo umano”, questo il succo della dichiarazione ufficiale del primo ministro Thailandese durante un seminario tenutosi a Bangkok, a cui erano presenti i rappresentanti delle forze armate thailandesi, l’Unità Cinofila della Polizia, il Ministero della Cultura e quello sulla Sicurezza e il Progresso Umano, il Ministero di Salute Pubblica e il dipartimento per l’Allevamento. Tutte istituzioni, così come riporta il sito di Animal Asia, che hanno appoggiato la scelta.

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Inoltre, nel corso del medesimo congresso si è posto l’accento sull’intera situazione riguardante il maltrattamento dei cani all’interno del paese. Secondo quanto dichiarato da Nirandorn Eungtrakulsuk, ex capo del Dipartimento per l’Allevamento e presidente dell’Associazione Medici Veterinari della Thailandia, è necessario intervenire urgentemente per sradicare al più presto la pratica di commercio illegale di animali, che nonostante le leggi per fermalo, non ha subito arresti.

L’idea è stata accolta favorevolmente dalla platea, in particolare da Soi Dog Fondation. L’associazione thailandese per i diritti degli animali sostiene che la Direzione Investigativa Speciale dovrebbe ricercare i leader del commercio illegale, che ogni anno guadagnano diversi miliardi in moneta locale, condannandoli secondo le pene previste dalla legge (sanzioni oltre i 40 mila Bath - oltre i 1000 euro - e/o fino a due anni di carcere). È necessario specificare che spesso il traffico di carne di cane si sovrappone e alimenta lo spaccio di droga e il contrabbando di fauna selvatica. Anche per questo motivo la fondazione collabora con le autorità thailandesi e del Laos comunicandogli i movimenti dei contrabbandieri che di volta in volta vengono rilevati.

L’argomento è molto sentito sul territorio e sono molte le associazioni che si occupano di questi temi (Animals Asia, Humane Society International) affiancando Soi Dog nella lotta internazionale.
Anche le Nazioni Unite hanno richiamato Thailandia, Laos, Vietnam, Cambogia affinchè dedichino a questo problema più attenzione. Proprio sotto questa spinta Cina, Giappone e Corea del Sud hanno promosso un piano per l’abolizione della rabbia entro il 2020, e secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità non occuparsi del problema della rabbia potrebbe essere considerato contrario rispetto a quest’iniziativa. Oltretutto anche l’assenza di regolamentazione sul trasporto dei cani in thailandia potrebbe comportare il rischio di propagazione della malattia.

lastampa.it


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