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VITA DA CANE Ecco come i cambiamenti climatici hanno cambiato il cane e i suoi antenati



Circa 37 milioni di anni fa, i primi canidi erano piccoli e vivevano nei boschi dedicandosi alla caccia da agguato, come quella praticata oggi dai gatti. Poi, sette milioni di anni fa, il raffreddamento del clima e la formazione di spazi aperti sempre più vasti portò prima all'evoluzione della caccia con balzo e inseguimento breve, tipica di volpi e coyote, e infine all'inseguimento su lunghe distanze che caratterizza il lupo.

L'evoluzione dei canidi è stata influenzata direttamente dai cambiamenti climatici avvenuti nel corso degli ultimi 37 milioni di anni, e non solo dalla cosiddetta “corsa agli armamenti” fra prede e predatori. A stabilirlo è un gruppo di ricercatori dell'Università di Malaga, in Spagna, dell'Università di Bristol, in Gran Bretagna e dell'American Museum of Natural History a New York, che firmano un articolo su “Nature Communications”.

LEGGI L'ARTICOLO ORIGINALE SULL'EVOLUZIONE DEI CANI

Borja Figueirido e colleghi hanno esaminato i fossili di 32 specie di canidi vissuti fra 32 e 2 milioni di anni fa in Nord America analizzando le strutture della giuntura scapolo-omerale, del gomito e dei denti e confrontandole con quelle delle specie viventi. "Il gomito è un buon indicatore del modo in cui i carnivori usano gli arti anteriori, e permette di risalire a tutto il repertorio dei loro movimenti di locomozione", ha detto Janis Tseng, coautore dello studio.

Come il clima plasmò gli antenati del cane
Confronto fra il cranio di uno dei canidi più antichi e piccoli, Archaeocyon pavidus, e quello di una delle specie di canidi primitivi più grandi e specializzate, Epicyon haydeni. (Cortesia AMNH/J. Tseng)
Stabilita una correlazione fra la successione dei mutamenti anatomici e i cambiamenti climatici e ambientali, hanno quindi scoperto che circa 37 milioni di anni, quando il clima del Nord America era caldo e il territorio coperto quasi interamente da boschi, i canidi erano animali di piccola taglia, delle dimensioni di poco superiori a quelle di un gatto.

E simile a quello dei gatti moderni, e della grande maggioranza dei felini, era anche il loro metodo di caccia che, come indica chiaramente la struttura dei loro arti, si basava sull'agguato. “Non ha senso correre e fare lunghi balzi in una foresta, si finisce per sbattere contro qualche albero”, ha osservato Janis.

Poi, uando il clima globale ha iniziato a raffreddarsi ed è diventato più secco e l'estensione delle foreste si è ridotta per far spazio ad ampie praterie, le strutture articolari degli antenati dei cani hanno iniziato a modificarsi, fino ad assumere, 7 milioni di anni fa, la struttura tipica dei predatori specializzati nello sprint e nel breve inseguimento, di cui sono oggi maestri coyote, volpi e, fra i felini, i ghepardi. Solo 2 milioni di anni fa infine hanno fatto la loro comparsa le caratteristiche ossee necessarie all'inseguimento sulle lunghe distanze, tipico del lupo.

Un'analoga evoluzione, osservano i ricercatori, hanno subito anche i denti, che, inizialmente inadatti a frantumare le ossa, si sono poi trasformati in uno strumento che permetteva di ricavare nutrimento anche dal midollo osseo delle carcasse.

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