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SALUTE DEL CANE Il cane epilettico, cosa fare e se è possibile curare l'epilessia canina



 Le crisi epilettiche nel cane sono l’esternalizzazione di un’attività celebrale anomala causata da diversi fattori. Le anomalie riguardano principalmente i neuroni che compongono la materia grigia del cervello del cane che cominciano ad accelerare convulsivamente la propria attività, inviando impulsi a ripetizione generando la crisi. Solitamente le crisi durano pochi secondi e manifestano sintomi difficilmente confondibili.
L’entità e la durata di una crisi epilettica dipendono dall’estensione del tessuto celebrale coinvolto dall’anomalia dei neuroni. Più è ampio il tessuto, maggiori saranno le conseguenze dell’attività epilettica.

 

Cosa succede durante una crisi epilettica del cane
Le crisi epilettiche possono essere essenzialmente di due tipi: generalizzate o parziali. I sintomi più evidenti, manifestati durante una crisi epilettica generalizzata, sono la perdita di coscienza, la perdita di urine e feci e l’impossibilità di controllare i muscoli del corpo. Durante una crisi parziale, invece, il cane non perde coscienza, ma, si agita e subisce contrazioni involontarie dei muscoli.

Quest’ultimo tipo di epilessia spesso non è riconoscibile dal padrone. In alcuni casi le crisi epilettiche possono essere precedute da una fase detta ‘aura’ che consiste in un momento di straniamento da parte del cane che si accorge dell’arrivo della crisi e allora diventa irrequieto, si spaventa e cerca il proprietario. Questa fase dura solitamente pochi secondi. Dopo la crisi si può avere la fase ‘postictale’ caratterizzata da iperattività, voracità ed eccessiva sete.

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Perché si verifica una crisi epilettica nei cani
Le crisi epilettiche possono essere la diretta conseguenza di un’altra patologia o possono essere di natura ‘idiopatica’, ovvero, non se ne riconoscono le cause scatenanti.

Nel primo caso, le patologie del cervello che possono scatenare una crisi epilettica nel cane sono: lesioni organiche, di ematomi, infiammazioni, tumori, malformazioni, infezioni, necrosi, disturbi tossici o metabolici. In questo caso per curare l’epilessia bisogna intervenire sul problema che la causa.
Nel secondo caso, invece, la causa delle crisi epilettiche non è conosciuta e non emerge da nessuno degli esami clinici e diagnostici effettuati. L’epilessia idiopatica colpisce soprattutto i cani di taglia grande, tra i 2 e i 6 anni di vita, che hanno crisi frequenti e costanti per più anni consecutivi. Tra una crisi e l’altra il cane non presenta nessun disturbo o problema. Non si può prevedere quanto tempo passerà tra una crisi e l’altra né per quanto tempo durerà.

 

Diagnosticare l’epilessia canina
Nel caso dell’epilessia idiopatica vengono effettuati tutti gli esami e i test di laboratorio possibili volti ad individuare una possibile causa scatenante o – nella peggiore delle ipotesi – ad escludere tutte le malattie compatibili con i sintomi manifestati dal cane. In presenza di questo tipo di epilessia dalle analisi non emerge assolutamente nulla, ma, il cane presenta un profilo biochimico ed ematologico perfettamente normale. In ultima analisi il cane può essere sottoposto a una tac dell’encefalo che, però, deve essere effettuata in anestesia generale e quindi viene effettuata solo se strettamente necessaria.

 

Curare l’epilessia nei cani
L’epilessia va curata tramite la somministrazione orale al cane di due farmaci indispensabili per prevenire le crisi, che sono: il fenobarbitale e il potassio bromuro. Si inizia solo con il primo che va somministrato due volte al giorno. Il dosaggio dipende dalla capacità del cane di assorbirlo correttamente per via orale, quindi a intervalli regolari vengono effettuati degli esami, detti ‘fenorbarbitalemia’ che servono per misurare la quantità di farmaco presente nel sangue.

In base ai risultati si aumenta o si diminuisce il dosaggio. Se le crisi persistono nonostante la somministrazione di fenobarbitale, allora, si aggiunge il potassio di bromuro. Per quest’ultimo di si procede come per il primo farmaco al fine di stabilire l’esatto dosaggio. Nel corso della crisi va somministrato tempestivamente del Valium per calmare il cane e ridurre l’intensità della crisi. La terapia a base di farmaci anticonvulsivanti può essere somministrata solo a quei cani che hanno avuto almeno tre crisi epilettiche in tre mesi. E’ sconsigliato sottoporre a tale trattamento i cani che hanno avuto una sola crisi epilettica.

 

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della terapia per l’epilessia del cane
Tra gli svantaggi di una terapia anticonvulsivante ci sono il costo da sostenere per l’acquisto dei farmaci e le analisi cliniche e il tempo da dedicare alla loro somministrazione. Gli effetti negativi per il cane, invece, sono il senso di sonnolenza e di stordimento causato dai medicinali, l’alterazione di alcuni parametri fisici con aumento di peso.

I vantaggi, invece, riguardano la possibilità di controllare l’insorgenza delle crisi con minori rischi per il cane di subire danni permanenti. Con il tempo, inoltre, c’è la possibilità della completa guarigione. Questa terapia generalmente deve essere somministrata per tutta la vita, anche se si possono ridurre i dosaggi se le crisi manifestano una costante regressione.

 

Percentuali di guarigione nei cani epilettici
Nel 70% dei cani sottoposti a una terapia anticonvulsiva a base di fenobarbitale la distanza tra una crisi e l’altra aumenta del 50%. Per un 15% di cani, invece, è necessario ricorrere alla combinazione di fenobarbitale e potassio di bromuro per ottenere risultati significativi. Il restante 15% di cani, invece, risulta refrattario alla terapia ed è quindi possibile che la cura a cui viene sottoposto non sia quella giusta.

 


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